DPX
Il formato DPX (originariamente sviluppato da Kodak come evoluzione del formato Cineon® usato nell’omonimo scanner digitale per le pellicole cinematografiche 35mm e successivamente divenuto uno standard SMPTE) permette la rappresentazione di immagini raster con differenti caratteristiche tecniche, oltre a un considerevole numero di metadati. L’attuale versione 2.0 suddivide i metadati in quattro categorie: generici, cinematografici, televisivi e “utente”. Tra i metadati delle categorie cinetelevisive vi è la possibilità di rappresentare indicazioni per collocare con precisione l’immagine come fotogramma di una particolare sequenza video, quali:
- numerazione del fotogramma relativa all’inizio della sequenza,
- TimeCode (con relativi framerate e modalità di scansione del fotogramma, cfr. §2.10),
- KeyKode™ del fotogramma rispetto al rullo di pellicola fotochimica da cui è stato scansionato digitalmente (con relativa film-speed).
Il formato si presta dunque ad una rappresentazione di documenti video mediante pacchetti di file, ove ciascun fotogramma è archiviato in un file separato (cfr. pacchetto DI basato su DPX, cfr. §2.12). In linea di principio il formato DPX ammette tra i metadati anche quelli che associano colorimetria digitale rappresentata nel raster dalla densitometria dell’emulsione di partenza (da cui il fotogramma è stato scansionato) o di destinazione (sulla quale s’intende possa essere stampato digitalmente), anche se pochissimi applicativi per la postproduzione cinematografica ne fanno realmente uso. Nonostante il DPX sia stato l’indiscusso formato di riferimento per la produzione, postproduzione e archiviazione digitale di contenuti cinematografici sin dall’avvento del Digital Intermediate (DI, cfr. §2.12), tre fattori ne hanno rapidamente ridotto l’importanza:
- il declino della produzione cinematografica su pellicola e la consistente riduzione di processi di scansione digitale di tali pellicole (ora quasi esclusivamente effettuati a scopo di restauro e conservazione);
- il mancato utilizzo di moltissimi metadati rappresentabili nel formato DPX da parte di gran parte dei software applicativi, che avrebbe invece incrementato l’efficacia di tale formato;
- la comparsa di nuovi standard tecnologici per la rappresentazione dell’immagine digitale, quali ad esempio l’elevata latitudine di posa (HDR). A tale scopo l’SMPTE sta sviluppando una nuova versione più moderna del formato DPX.
Mentre si obbliga agli enti tecnici operanti nel settore della postproduzione, archiviazione e conservazione cinematografica di leggere immagini nel formato DPX, allo scopo di preservare l’accessibilità a contenuti provenienti da archivi in pellicola già digitalizzati o archivi digitali di DI basati su DPX, si raccomanda fortemente di considerare formati alternativi, quali ad esempio OpenEXR, ovvero i pacchetti di master interoperabile (IMF, cfr. §2.12).