MXF
Il formato contenitore MXF è stato introdotto dalla SMPTE in un tentativo di standardizzare un formato per contenuti e flussi (cfr. §1.1.1) audiovisivi professionali che fosse utilizzabile lungo l’intera filiera cinetelevisiva, supportando il maggior numero di procedimenti: dalla produzione dei contenuti (camere digitali e animazione), attraverso tutte le fasi della post-produzione, sino alla distribuzione su diverse piattaforme (cinema digitale, televisione digitale terrestre e satellitare, streaming via internet, ecc.) e successiva archiviazione. Il formato MXF è regolamentato da diversi standard dell’SMPTE (fare riferimento alla tabella qui sopra), ma il principale fra loro è l’ST377. Il contenitore è professionale in quanto estremamente flessibile nell’imbustare più essenze di tipologie differenti, e supportare un’ampia gamma di metadati interni, associabili a diversi livelli semantici del contenuto, incluse specifiche posizioni della timeline)45. I metadati supportati sono estendibili: oltre ad una serie di metadati minimi supportati, la SMPTE mantiene un registro ove ad ogni semantica è associato un codice binario (UL, ovvero unified label in inglese). Il registro è consultabile applicativamente o interattivamente sul sito
smpte-ra.org, ovvero direttamente sotto forma di XML (§2.2). Per supportare molteplici casi di utilizzo, procedure di elaborazione e di tecnologie di stoccaggio e trasporto dei contenuti e dei flussi multimediali, le essenze stesse possono essere disposte in una molteplicità di strutture differenti all’interno dell’evidenza informatica complessiva. Ad esempio, la registrazione simultanea e in tempo reale, nel medesimo file MXF, di due flussi video provenienti da una cinepresa stereoscopica e di flussi audio provenienti da più microfoni disposti in scena, prevede che le essenze audio e video siano disposte in maniera “interlacciata”: il contenitore MXF avvolge perciò, sequenzialmente, ciascun fotogramma, seguito dalle essenze audio relative alla durata del medesimo fotogramma, seguito dal fotogramma successivo e così via.
Figura 3 Tassonomia degli schemi operativi del formato MXF: sulle ascisse è rappresentata la complessità della timeline (indicata con un numero ordinale); sulle ordinate quella dei pacchetti (indicata con una lettera minuscola).
Per completare la descrizione di insieme del formato MXF, la SMPTE fornisce degli schemi operativi (operational patterns in inglese, abbreviati in OP), per i quali si invita a far riferimento ai relativi standard in tabella (oltre che allo standard principale ST377). In questi schemi operativi una timeline è astratta ulteriormente separando la suddivisione (e la “complessità”) delle sue tracce e canali, dall’insieme di file (“pacchetti materiali”) da cui è logicamente composta. In una tale tassonomia un contenuto multimediale (un’unica timeline) è rappresentato da un pacchetto di contenitori MXF, ciascuno contenente una o più essenze. La costruzione della timeline logica del contenuto a partire dai file MXF costituenti può avvenire in modi diversi, la cui complessità dipende da una duplice organizzazione virtuale. Da una parte vi è quella delle essenze lungo la timeline (cfr. l’elenco alfabetico per righe, di complessità crescente, in Figura 2):
- ogni istante della timeline è riferito a una o più essenze contenute in un unico file;
- ogni istante della timeline è riferito a più essenze contenute in uno o più file;
- vi sono due o più timeline alternative, ciascuna delle quali è riferita a una o più essenze contenute in uno o più file;
Dall’altra vi è l’organizzazione di come le varie essenze della timeline siano distribuite in un pacchetto di uno o più file (cfr. l'elenco numerico per colonne, di complessità crescente, nella medesima Figura 2):
- il pacchetto contiene essenze usate interamente e della medesima durata della timeline;
- il pacchetto contiene più sequenze di essenze, usante interamente, adiacenti fra loro lungo la timeline;
- il pacchetto contiene più sequenze di essenze, ciascuna delle quali (contenuta in file differenti) può essere usata parzialmente o interamente.
Ad esempio, lo schema operativo OP1a corrisponde a quello della singola clip audio\video con le cui essenze sono tutte di pari durata51, dove cioè un singolo file contiene all’interno l’audio, il video e gli eventuali sottotitoli e può quindi essere riprodotto autonomamente dall’inizio alla fine. Lo schema operativo OP3c, invece, prevede un montaggio asincrono tra le varie tracce, con i contenuti potenzialmente estratti da essenze di durata più lunga e contenuta in diversi file del pacchetto e, in più, la possibilità che vi siano più montaggi alternativi tra cui scegliere. Gli schemi operativi permettono di indicare queste differenti tipologie mediante metadati nei file MXF costituenti il pacchetto, ma anche di vincolarli logicamente fra di loro, cosa particolarmente utile sia nel caso in cui i file perdano l’affinità per referenza (venendo archiviati in percorsi differenti o non stabili nel tempo), sia nel caso di successive modificazioni del contenuto. In quest’ultimo caso, modifiche parziali del contenuto multimediale vengono effettuate sui soli file MXF che contengono le essenze interessate, senza ricostruire o modificare il contenuto nella sua interezza. Più avanti sono descritti alcuni pacchetti di file che implementano proprio questa flessibilità degli schemi operativi del contenitore MXF: il formato di master interoperabile (IMF) e il pacchetto di cinema digitale (DCP).
Per tutti i motivi sopra esposti il contenitore MXF è fortemente raccomandato come formato contenitore d’elezione per la produzione e il riversamento di qualunque contenuto multimediale (audio, video, dialoghi), accompagnato ovviamente da una scelta adeguata dei codec da impiegare.