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Sottotitoli, didascalie e dialoghi

Astrattamente, esiste una terza rappresentazione del suono legata ai dialoghi (rispetto a quelle descritte in §2.9) che consiste nella trascrizione più o meno letterale di ciò che una o più voci esprimono in una linea temporale, più eventualmente altre informazioni di contesto e ambiente.

La necessità di rappresentare il parlato in una forma leggibile è prevalentemente legata a quattro casi d’uso, in alcuni casi concorrenti fra loro:

  1. conservare dialoghi in forma scritta, eliminando la complessità tecnica o giuridica di conservare una registrazione multimediale degli stessi;
  2. arricchire un dialogo con ulteriori informazioni quali, ad esempio, il nome (o la qualifica) dei partecipanti, il momento esatto e la consecutio temporale con cui le frasi sono pronunciate;
  3. complementare il dialogo con informazioni relative all’ambiente o al contesto, a beneficio di spettatori ipoudenti o non-udenti, come nel caso di riproduzioni audiovisive;
  4. fornire la traduzione di testi e dialoghi in lingue diverse da quella o quelle determinate preventivamente per i destinatari individuati per un particolare contenuto audiovisivo.

Le trascrizioni giuridiche ottemperano complessivamente ai casi d’uso 1 e 2 (e 4 in caso di testimoni stranieri, ove siano effettuate da traduttori giurati). Invece le trascrizioni di dialoghi in ambito cinetelevisivo –chiamate in inglese, nella loro accezione più generale, timed-text– si dividono tradizionalmente in tre categorie:

  • • sottotitoli (in inglese subtitles, abbreviati in “subs”) — ottemperano al solo caso d’uso 4;
  • sottotitoli per non-udenti (in inglese deaf or hard-of-hearing, ovvero DHH) — ottemperano al solo caso d’uso 3;
  • didascalie (in inglese closed captions, ovvero CC) — ottemperano al caso d’uso 2 sebbene, sovente combinati con tipologie di sottotitoli di cui sopra, ottemperino anche ai casi 3 o 4.

Il settore dell’intrattenimento sta venendo rivoluzionato dalla comparsa di innovativi servizi di fruizione tramite internet dei contenuti audiovisivi sotto forma di flussi multimediali (i cosiddetti servizi SVOD, cioè streaming video on-demand); tali servizi consentono, tra le altre cose, una localizzazione37 molto più puntuale, precisa e multilingua, che li rende ancora più pervasivi e globali.

La normativa di riferimento per sottotitoli e didascalie dal punto di vista di accessibilità e qualità (soprattutto quando sono mostrate in sincronia e sovraimpressione, rispettivamente, con essenze audio e video) è regolamentata in particolare dalla norma ISO/IEC 20071-23 del 2018.