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IMF

Formato di pacchetto
Scheda tecnica
Nome completo: 
Interoperable Master Format
Estensioni: 
.mxf
.pkl.cp
.xml
Tipo MIME: 
application/xml
application/mxf
Sviluppato da: 
Society of Motion Picture and Television Engineers
Tipologia di standard
de iure
aperto
Estendibile
Livello 4
retrocompatibile
Derivato da: 
SMPTE Digital Cinema Package
Revisione: 
2019
Riferimenti: 
  • Famiglia di standard ST2067 della SMPTE:
  • ST2067-
  • base: ST2067-1, ST2067-2:2013,
  • 3:2016, ST2067-5:2012, ST2067-101:2017,
  • ST2067-102:2014, ST2067-200:2018;
  • audio: ST2067-6:2012, ST2067-8:2013;
  • applicazioni: ST2067-10, ST2067-20:2013,
  • ST2067-21:2016, ST2067-30:2013,
  • ST2067-
  • 40:2017, ST2067-50:2018
  • SMPTE RDD47:2019, Isochronous Stream of XML
  • Documents (ISXD) plugin
  • SMPTE Report, TTML features for IMF Data
  • essence, 2012
  • •www.smpte.org
  • www.imfug.com
Conservazione: 
con Applicazioni IMF che usano codec conservabili
Categoria lettura: 
Speciale
Raccomandazioni lettura: 
Obbligatorio per il trattamento e l'interscambio di master e semilavorati cinetelevisivi
Categoria scrittura: 
Speciale
Raccomandazioni scrittura: 
Obbligatorio per interscambio, archiviazione e conservazione di contenuti cinetelevisivi.

Il formato master interoperabile (IMF) è descritto dalla famiglia di standard ST2067 della SMPTE ed è nato dall’esigenza condivisa dai maggiori studi cinetelevisivi del mondo di gestire e conservare contenuti audiovisivi in maniera organizzata e attenta all’impatto che tale tipo di documenti, –per effetto delle loro grandi dimensioni informatiche– hanno nei processi di produzione, trasferimento, archiviazione, localizzazione e distribuzione internazionale. Una metodologia che è stata seguita nell’individuazione di tale formato è quella di massimizzare il riutilizzo di porzioni di contenuti audiovisivi che sono identici fra l’oro, archiviate nello stesso formato di pacchetto. Ciò avviene immancabilmente nelle riedizioni del medesimo contenuto (in caso di doppiaggio e altri adattamenti), nonché quando lo stesso master viene trasferito tra più enti durante le fasi di post-produzione, distribuzione e archiviazione.

Un documento informatico in tale formato è chiamato ‘pacchetto master interoperabile’ (IMP) e comprende sempre dei contenuti multimediali rappresentati nel tempo lungo una timeline (cfr. §2.10 articolo 1), chiamata composizione.

IMF utilizza ampiamente le caratteristiche di estendibilità offerte dal formato XML (usato per file sidecar di un IMP, che ne contengono i metadati globali), così come l’interoperabilità della busta MXF e dei suoi schemi operativi, per contenere le essenze audio, video, oltre ai dialoghi e ad altri metadati “temporali” (cioè localizzati cronologicamente in punti specifici della timeline).

Un IMP contiene sempre almeno i seguenti file XML:

  • un ‘elenco di impacchettamento’ (PKL, packing list in inglese), che contiene il nome completo di un dato pacchetto, l’UID ad esso associato e altri suoi metadati, oltre nome, dimensione, impronta crittografica (cfr. §2.16) e UID associati a ciascuno dei file facenti parte dell’IMP;
  • una ‘scaletta della composizione’ (CPL, composition playlist in inglese) che descrive come la timeline del contenuto sia composta a partire dalle risorse (file) indicizzate nella PKL del medesimo pacchetto e, opzionalmente, anche da PKL di altri pacchetti.

Un pacchetto master interoperabile è un pacchetto di file in base alla definizione data in §1.1.1, ma la sua CPL, potendo riferirsi anche ad altre PKL oltre alla propria, può descrivere il contenuto di una composizione utilizzando anche contenitori multimediali appartenenti ad altri IMP. Un pacchetto IMF che faccia uso di altre PKL oltre la propria viene chiamato ‘pacchetto complementare’ (supplemental package, in inglese),52 in quanto dipende da uno o più IMP differenti dal proprio. Il caso d’uso degli IMP complementari è quello di riedizioni o adattamenti successivi del medesimo contenuto, quali:

  • doppiaggio (i.e. cambio della lingua parlata);
  • aggiunta, o cambio, di timed text (i.e. sottotitoli di vario tipo, cfr. § 2.11);
  • sostituzione di cartelli e altre parti di video ove vada inserito un testo in una lingua differente (texted), o ne vada aggiunto ove non era presente (textless);
  • riedizione di parti del contenuto audiovisivo per altre finalità di adattamento;
  • aggiunta o sostituzione di marche, loghi, o interi titoli di testa o di coda;
  • sostituzione dell’intero contenuto con altre codifiche con diverse specifiche tecniche (ad esempio video stereoscopico, HDR/WCG, HFR;53 audio con diverso numero di canali, ecc.).

IMF ammette anche altri tipi di file sidecar opzionali, sempre in XML, quali:

  • un ‘elenco dei profili d’uscita’ (OPL, output profile list in inglese), che contiene informazioni tecniche su come generare file multimediali auto-consistenti in altri formati di file, incluse informazioni sul formato video (risoluzione, rapporto d’aspetto, ritagli e ingrandimenti) e audio (numero di canali e lingue impiegate) da utilizzare;
  • una ‘mappa di composizione accessoria’ (SCM, sidecar composition map), che può racchiudere commenti, annotazioni, ovvero metadati “globali” associabili all’IMP nella sua interezza — particolarmente utile ai fini dell’archiviazione a lungo termine di qualunque tipi di informazione accessoria riguardo al contenuto audiovisivo stesso.

Gli eventuali sottotitoli, così come i metadati associabili a particolari punti della timeline (cosiddetti “locali”) sono entrambi rappresentati come tracce in un IMP, venendo codificati in XML imbustati ciascuno in file MXF facenti parte del pacchetto. Il dialetto XML dei sottotitoli è sempre TTML o sue ulteriori specializzazioni (cfr. §2.11).

Gli altri tipi di metadati locali sono codificabili in file XML senza ulteriori vincoli di specializzazione, associati a particolari istanti della timeline e raggruppati in uno o più buste. Ciascun siffatto contenitore di metadati costituisce un flusso isocrono di documenti XML (ISXD). Si raccomanda di avere un file MXF separato per ogni tipologia macroscopica di metadati.

Allo scopo di incrementare l’interoperabilità, accanto agli standard che descrivono i componenti generici di IMF, ve ne sono altri che descrivono i suoi schemi operativi, chiamati “Applicazioni”. In questi documenti vengono descritti ulteriori vincoli tecnici che armonizzano gli IMP formati per determinate finalità, come ad esempio i codec da usare per le essenze, la loro risoluzione, le specifiche sugli spazi-colore e altre informazioni colorimetriche, la suddivisione delle tracce audio multicanale in “campi sonori”, la compressione audio-video, il formato dei sottotitoli, e così via. Molte di queste Applicazioni sono diventate standard di consegna per diversi attori del mercato cinetelevisivo, soprattutto nel campo SVOD (distribuzione a consumo via etere/satellite/internet).

Sebbene IMF resti un formato specifico per i settori cinetelevisivi, all’interno di questi è fortemente raccomandata la produzione di documenti in questo formato: sia nei casi di documenti “semilavorati”, per i quali siano cioè previsti ulteriori

Per le organizzazioni che manipolano un elevato numero di IMP, si raccomanda l’uso di un applicativo di gestione dei contenuti che –sfruttando i file sidecar di cui all’articolo 18– consenta una migliore razionalizzazione degli storage contenenti tali contenuti, tramite il tracciamento completo dei file costituenti ogni pacchetto IMP.